La ‘ndocciata di Agnone è un evento tradizionale che si svolge il 24 dicembre ad Agnone, in provincia di Isernia, costituito da una sfilata di enormi fiaccole (costruite artigianalmente con tronchi d’abete), lungo il corso del paese e impegnando buona parte della popolazione all’interno dei rituali previsti.
L’antico rito della ‘ndocciata di Agnone (IS), Molise
Alla Vigilia, verso sera, all’ingresso settentrionale del borgo si riuniscono i portatori con i loro pesanti e neri mantelli contadini a ruota, dal bavero alto.
Quindi il corso si trasforma in un immenso fiume di fiamme dando vita al più grande e antico rito natalizio legato al fuoco che si conosca e che si conclude con un grande falò dove bruciare le cose brutte dell’anno vecchio.
- L’origine della tradizione della ’ndoccia – fonema dialettale che sta per grande torcia – che “infiamma” la Vigilia si perde nel passato. Coincide con le tradizioni solstiziali dei popoli Osci e dei guerrieri Sanniti che vivevano su questi monti; fatta propria dal cristianesimo, la ’ndocciata è divenuta omaggio popolare al Dio che nasce, al Bambino Luce del mondo.
Da come la ’ndoccia ardeva si capiva la prospettiva dell’annata: se soffiava la borea previsioni ottime, al contrario se tirava il vento. Se la fiamma schioppettava i raccolti andavano bene, altrettanto se era consistente; inoltre, spari e fuochi, come tradizione insegna, sono contro le streghe, considerate in campagna un vero e proprio male.
La ’ndocciata era anche mezzo per pavoneggiarsi agli occhi delle ragazze.
I più anziani ricordano ancora quando sfilavano “pe fa la cumbarsa” e apparire al meglio possibile agli occhi delle ragazze. Si gareggiava per realizzare la torcia più bella o che bruciasse di più.
Il rito ancestrale che si ripete ogni anno, richiama significati che sembrano persi, ma in realtà sono presenti: fertilità, forza creatrice e purificatrice del fuoco, preghiera dell’uomo verso le forze dell’ignoto raggiunte attraverso le fiamme.
I giovani non lo sanno ma sono i continuatori di liturgie vecchie quanto il rapporto fra uomo e natura.
Si spera di portare la ‘ndoccia come simbolo di pace negli Usa, nella Manhattan di Ground Zero sulle macerie del terrore e a Betlemme tra i combattimenti di arabi e israeliani.
Le “‘ndocce” (torce) hanno una forma a “ventaglio” (raggiera) e sono fatte utilizzando l’abete bianco reperito nel bosco di Montecastelbarone; vi possono essere torce singole o multiple, che arrivano fino a 20 fuochi. Le contrade di Agnone che partecipano alla ‘ndocciata sono cinque (Capammonde e Capabballe, Colle Sente, Guastra, Sant’Onofrio, San Quirico) e le file sono costituite ognuna da centinaia di portatori di torce vestiti in abiti tradizionali (cappe), che sfilano per il corso principale del paese illuminandolo con una lunga scia di fuoco. Vi sono cori e esibizioni di zampognari per le vie di Agnone, oltre a competizioni per stabilire quale sia la più grande e la più bella “‘ndocce“. La processione si conclude con un falò chiamato “Falò della Fratellanza” a Piazza Plebiscito dove vi è un presepe.