La Storia
Nessuno può stabilire con esattezza l’epoca in cui sono stati“poggiati” sul mare.
La loro origine si perde nella notte dei tempi. Si può solo supporre che la loro invenzione sia stata creata dalla paura che l’uomo provava nell’avventurarsi per la pesca in mare aperto; era più comodo e più sicuro, “pescare da fermo”, da una piattaforma stabile e collegata alla terra ferma da una passerella in legno.
I trabocchi, a partire dall’immediato dopo guerra, hanno subìto un progressivo abbandono dovuto all’uso delle strutture ed a una conseguente perdita di conoscenze di manutenzione. I sistemi di pesca attuali lo hanno fatto passare nel dimenticatoio, abbandonando al degrado queste sentinelle protese nel mare. L’inversione di rotta si è avuta una decina di anni fa grazie ad una rinata attenzione verso il turismo ecologico e rispettoso della natura: e il Trabocco è diventato un simbolo da proteggere ed un’attrazione turistica.
Strane creature protese verso il mare, i trabocchi sono testimoni di un’antica civiltà legata alla pesca e al mare .
Queste antiche palafitte, disseminate lungo il litorale abruzzese, pare siano state messe lì per caso, ancorate agli scogli, silenziose vedette e fedeli guardiani della nostra costa . Un tempo vi abitavano le famiglie dei pescatori più poveri della zona.
Queste piattaforme assicuravano alla gente di mare stabilità in quanto vi si poteva pescare senza allontanarsi dalla costa.
Il termine trabocco è stato di fatto italianizzato e proviene dal dialetto “travocche”, forse derivante dal latino “trabs”: legno, albero, casa. Per qualcuno la parola potrebbe derivare dal “trabocchetto” che si tende al pesce, per altri dalla tecnica di conficcare i pali tra gli scogli, oppure ancora dal cosiddetto “trabiccolo” usato nei frantoi per spremere le olive, molto simile all’argano che è situato sul trabocco.
Il trabocco è un’imponente costruzione realizzata in legno di pino d’Aleppo tipico delle zone del medio Adriatico, modellabile, resistente alla salsedine ed elastico che deve resistere alle forti raffiche di maestrale che colpiscono l’Adriatico . Consiste in una piattaforma protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall’acqua, due o più lunghi bracci detti antenne, che sostengono un’enorme rete a maglie strette: la “bilancia”.
Sistema di pesca
La tecnica di pesca è a vista e consiste nell’intercettare, con le grandi reti a trama fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo le cavità della costa . Occorre una grande esperienza da parte del traboccante che è un artigiano di grande ingegno; questi posiziona i trabocchi là dove il mare presenta una profondità adeguata di almeno 6m a ridosso di punte rocciose orientate in genere verso Sud Est o Nord Ovest , in modo da poter sfruttare favorevolmente le correnti. La rete a bilancia, viene calata in acqua grazie ad un complesso sistema di argani e poi prontamente tirata su per recuperare il pescato. Ad almeno due traboccanti è affidato il duro compito di azionare gli argani per la manovra della gigantesca rete. Sul trabocco operano in norma quattro uomini che si dividono i compiti di avvistamento del pesce e di manovra.
I Trabocchi Oggi
È nata così la “Costa dei Trabocchi”, entità formata dai comuni del litorale della provincia di Chieti, il cui scopo è tutelare le particolarità del territorio .
La “Costa dei Trabocchi” corrisponde al tratto di litorale Adriatico della provincia di Chieti che va da Francavilla a San Salvo. La zona più a nord della Costa dei Trabocchi si snoda a partire da Francavilla al Mare ed è costituita da una lunga striscia di sabbia dorata in cui si alternano piccoli tratti di spiaggia libera. Da Francavilla il litorale prosegue lungo e dritto fino ad arrivare alle prime increspature del paesaggio costiero con i promontori di Torre Mucchia, Punta Ferruccio, Punta Lunga e Ripari di Giobbe. Si prosegue passando per Ortona con direzione Sud giungendo a San Vito Chietino: il “paese delle ginestre” dove Gabriele D’Annunzio, nel silenzio del suo rifugio, scrisse le più belle pagine del Trionfo della Morte. Proprio in questo tratto si possono ammirare spiagge ciottolose e insenature naturali dalle limpide acque.
Più a Sud, poco distante c’è Fossacesia Marina dominata dall’imponente abbazia di San Giovanni in Venere, anche qui è possibile ammirare spiagge incontaminate.
Proseguendo a Sud: le spiagge di Casalbordino , Villa Alfonsina, Punta Penna e infine la “perla” della Costa : la riserva naturale di Punta Aderci. In essa crescono varie forme di vita vegetale, tra cui la bellissima Ginestra, e volteggiano Gabbiani, Falchi. Nei fondali è possibile trovare molte forme di vita, come Occhiate, Saraghi, Triglie di scoglio, Cefali e Ricci di mare e numerose altre forme di vita di flora marina.